
Quello della sicurezza e della tutela della salute nei luoghi di lavoro è un concetto che si è evoluto nel corso dell’ultimo secolo. Si è passati dal considerare, in un primo momento, l’infortunio come una causa da attribuire a fattori individuali, per poi prestare attenzione ai fattori sociali, organizzativi e di comunità i quali focalizzano il loro interesse sul gruppo di lavoro, sui rapporti uomo-macchina-ambiente, sulla prevenzione, sul benessere e sulla qualità della vita (Berra, Prestino, 2011).
Ma andiamo per ordine è vediamo come si è sviluppato ed evoluto il concetto di sicurezza e tutela della salute organizzativa. Dall’inizio del ‘900 agli anni Venti, nelle aziende era comune considerare importante esclusivamente il risultato in termini economici e produttivi, non tenendo conto né dell’ambiente di lavoro, né dello stato di salute dei lavoratori. In questo contesto il lavoratore rivestiva un ruolo pressoché passivo.
Negli anni Trenta-Quaranta iniziarono i primi, anche se piccoli, passi verso il cambiamento. Ci troviamo nel nord America, qui nascono i primi centri di assistenza per infortuni e malattie professionali dei lavoratori; inoltre si cerca di intervenire correggendo alcuni fattori di rischio e migliorando le condizioni di lavoro. In questi anni grazie a Mayo (1933) e al suo movimento delle Relazioni Umane, si inizia a sottolineare l’importanza che rivestono le persone, quindi i lavoratori all’interno delle aziende.
Negli anni successivi, Cinquanta-Sessanta, avviene un importante cambiamento: il lavoratore inizia ad essere visto come soggetto attivo che interagisce con l’ambiente di lavoro; prendono piede sempre più nuovi concetti aziendali quali la formazione, l’addestramento e la selezione del personale.
In questi ultimi quarant’anni si è sviluppato un interesse per la salute esclusivamente fisica del lavoratore, dovremmo attendere il ventennio successivo (Settanta-Ottanta) per vedere l’avvio di importanti progetti di ricerca nel campo della salute mentale e degli aspetti psicosociali del lavoro. Questi anni sono inoltre caratterizzati dal passaggio da un approccio di intervento centrato sulla cura e sulla protezione della salute dei lavoratori, ad una focalizzazione sulla prevenzione. Si diffonde sempre più tra tutti gli attori del mondo del lavoro, e quindi tra i datori di lavoro, sindacati, rappresentanti dei lavoratori e lavoratori stessi, l’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Dagli anni Novanta ad oggi abbiamo assistito ad un rapido sviluppo prima concettuale, poi applicativo, di interventi volti a migliorare la vita e la salute dei lavoratori. La salute assume un significato diverso in questo contesto e si ha un’ulteriore cambiamento in questo secolo di rapidi sviluppi: si assiste allo spostamento dell’interesse dalla prevenzione e protezione degli infortuni e delle malattie, alla conservazione e promozione della salute intesa quest’ultima come uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza di malattia o infermità” (OMS, 1948).
Si guarda ai lavoratori in modo differente, l’attenzione è posta sui loro comportamenti cercando di intervenire correggendo e migliorando quelli considerati dannosi e pericolosi alla salute, introducendo nuovi stili di vita e comportamenti salutari per assicurare una maggiore tutela e sicurezza.
In questa cornice, l’interesse sui rischi psicosociali ha trovato terreno fertile ponendo le basi per l’avvio di diversi progetti di studio e ricerca con l’obiettivo di comprendere a fondo cause, conseguenze e rimedi più idonei per ridurli o eliminarli del tutto.
Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (1986) i rischi psicosociali sono definiti “in termini di interazione tra contenuto del lavoro, la sua gestione, le condizioni ambientali e organizzative da un lato e le competenze e le esigenze dei lavoratori dall’altro”; questi incidono inevitabilmente sulla salute fisica e psichica del lavoratore, direttamente o indirettamente .
Tra le tante definizioni formulate, ricordiamo quella di Cox e Griffiths (1995), i quali hanno definito tali rischi come “quegli aspetti di progettazione del lavoro e di organizzazione e gestione del lavoro, nonché i rispettivi contesti ambientali e sociali, che potenzialmente possono arrecare danni fisici o psicologici”.
Oltre allo stress lavoro-correlato esistono anche altri rischi psicosociali: il mobbing, le molestie sul lavoro e il burnout, rischi questi che hanno come elemento comune lo stress.